Sedici anni fa come oggi, il 10 gennaio 1992, una nave cargo, partita da Hong Kong e diretta a Washington, ebbe un cedimento nella stiva e disseminò per l’oceano il contenuto d’un container: 28.800 papere giocattolo (ma anche rane, castori e tartarughe) di plastica.
Da allora, i baldi pupazzi hanno navigato correnti, finendo in Alaska e Siberia per ritornare verso il Giappone. Hanno contrastato correnti, per infilare lo stretto di Bering, affrontare il circolo polare artico, raggiungere l’Atlantico, presentarsi sulle coste del Maine e del Massachusetts e puntare intrepidi verso la Gran Bretagna, raggiunta dai primi esemplari, invero un po’ marroni e sgarrupati, nel luglio scorso.
Negli States sono conosciuti come Friendly Floatees. L’oceanografo Curtis Ebbesmeyer sta dedicando loro (ed al più vasto problema dei rifiuti da trasporto oceanico) una vita professionale (ed il sito Beachcombers’ Alert! dove spiega le correnti che il colorato branco ha dovuto affrontare e le mutate condizioni di ritrovamento degli esemplari spiaggiati nel tempo).
Altre notizie le trovate dagli amanti delle papere di gomma: in una sezione del loro sito RubaDuck.com si racconta ad esempio la storia di mamma papera (vedi immagine sopra) ovvero il pupazzone preparato da un’artista olandese per rendere più romantico lo sbarco dei giocattoli vaganti sulle coste albioniche.
Come bonus tracks, segnalo il blog italiano mondopapera (trovato nella sezione link di RubaDuck) e l’inspiegabile assenza, in tutto questo celebrare rubber ducks, dell’anatra di gomma per antonomasia: Kris Kristofferson in Convoy, capolavoro dell’immenso Sam Peckimpah (ecco un paio di fan-site su questo mio film culto: uno bilingue tedesco-inglese, l’altro yankee con predilezione per il camion protagonista).
Come dite? non conoscete il film? Allora, cosa fate ancora qui? andate subito a… fare in mulo 🙂