Mentre il politico di professione s’occupa di finanza, la politica vissuta, non che morire, si trasferisce altrove. Già sappiamo che si vota comprando: la leva economica è arma civile. Nella rete e dintorni, nell’economia della comunicazione, si vive un fermento politico dove, a nuove necessità regolatorie, si danno risposte amministrative che ripercorrono meccanismi consolidati, mescolando però gli schieramenti e le categorie classiche, o riproponendo vecchi stilemi dove meno te li aspetteresti.
Un collaudato copione vede la Francia come paladina dei diritti civili. Se nella politica di relazione questo cliché traballa, è pur vero che l’esagono socialisteggia sul p2p. La Svezia, patria della trasgressione e laboratorio di nuove forme sociali, tale si conferma col partito dei pirati. Anche la Cina va sul classico totalitario, tentando d’arginare Internet con la cinica compiacenza di tutti i potentati mondiali, massime i democratici. Ma esistono anche inediti accostamenti in virtù di particolari prese di posizione. L’esempio principale lo vediamo col Massachusetts, che trotzcheggia coi formati aperti.
Una presa di posizione fuori schieramento può basarsi sul prevalere d’una concezione della cosa pubblica sugli interessi consolidati. Nell’ultimo caso citato, alla logica del profitto privato si contrappone e viene premiata una tradizione di libertà d’espressione. E veniamo ad analizzare la scelta politica recente del Vaticano, che ha deciso d’imporre un copyright – esoso più della media – sulle opere dell’ingegno papale. Una scelta dura, frutto – si direbbe – d’una vieta attitudine autocratica, che certo confligge con lo sguardo decisamente più evangelico finora destinato alla rete ed alle sue dinamiche.
Sarebbe miope limitarsi a constatare, in questa decisione, una conferma del papato come monarchia assoluta. In realtà c’è molto da stupirsi, solo che si consideri l’importanza del web cattolico, il capillare utilizzo della rete a fini evangelici, di diffusione del Verbo; soprattutto – è ben vero – a partire dalla base. Un altro indicatore importante. per capire come religione rimi baciato con condivisione, lo troviamo nel rutilante diffondersi del godcasting: una consistente parte dell’audio condiviso in rete è fatta di sermoni. C’è quindi un evidente scollamento tra vertice e base.
A questo punto è lecito domandarsi se la mossa d’Oltretevere sia oculata. Possibile che gli scontri tra utenti e potentati circa la condivisione di contenuti non insegnino niente? Dovremo attenderci la scomunica del P2P? la benedizione del chip Fritz? Davvero il Papa vuole rischiare, su questi temi, d’avere una risposta simile a quella che la Chiesa sta ottenendo sui temi della sessualità? Eppure dovrebbe ormai essere chiaro che imporre norme astratte e fuori tempo instrada verso la doppia morale e, in ultima istanza, verso il disperdersi del gregge.
Linkografia divisa per nazioni…
FRANCIA
“P2P, la Francia riaccende il dibattito” Jugo
“P2P, la Francia ci ripensa” Punto Informatico
SVEZIA
“Nato il partito dei pirati” Punto Informatico
CINA
“Translation of the filtered keywords in Chinese cyberspace” China Digital Times
MASSACHUSETTS
“Il Massachusetts taglia fuori Office” Zeus News
“Microsoft, Massachusetts reach terms on ‘Open’ Office 2003 formats” Information Week
VATICANO
“Copyight vaticano” Aprile OnLine.info
“Se il Vaticano blinda con il copyright le parole del Papa” Andrea Tornielli – Il Giornale
… e per argomenti citati nel post
GD.net: un buon esempio di Web cattolico
Godcasting 1
Godcasting 2
il chip Fritz, ovvero il Trusted Computing