pluralismo e pecunia

Blog non vuol dire balocco. Almeno non solo: in potenza, è un baluardo democratico. Quest’articolo di Andrea Prat su La Voce spiega molto bene il ruolo che la libertà d’informazione riveste come potere bilanciante. La storia della decade orribile in Perù è molto istruttiva, oltre che hollywoodiana nei dettagli agghiaccianti (un giudice costa meno di un politico… una sola televisione su nove era rimasta libera…).

L’accenno finale alla situazione italiana è un passaggio quasi obbligato. In effetti, qui da noi, non ci sarebbe gran bisogno d’ulteriore acqiuescenza editoriale. Ecco perché può essere utile scrivere in un blog, il giorno che dei signori vestiti di scuro portassero via nottetempo il vostro zazzeruto vicino.

Battute a parte, nell’articolo s’accenna anche alla corretta informazione come migliore strategia commerciale. Qui casca il blogger, che difficilmente da noi guadagna qualcosa. In Ammerica già è diverso, se ne parla, qualcuno ci riesce, il fenomeno è oggetto di studi. L’idea di un medium, personale o di un piccolo gruppo, affidabile quanto redditizio (magari per sottoscrizioni – come lo stesso La Voce – più che per pubblicità) è quanto di più vicino posso immaginare al baluardo di cui all’esordio. Tutto sommato, ritengo più prossima la realizzazione di un simile evento che la trasformazione del miliardario ridens in un Fujimori. Anche perché noi siamo più inclini all’Argentina che al Perù 🙁

acceleratore, freno e frizione

Tra le drôleries recenti, la già annunciata laurea al dottor centauro. Dobbiamo farcene una ragione: la velocità postmoderna esige spirito d’adattamento. Se si diventa santi a cadavere caldo, che c’è di strano a laurearsi ad honorem all’età in cui normalmente ci si laurea ad sudorem? Un solo dubbio: Valentino viene insignito per i suoi meriti di comunicatore nello spoRt, oppure c’è una “R” di troppo?

Colpo d’arresto al mito di Priapo in versione tascabile. Sta a vedere che avevano ragione i parroci a dire che certe cose fan danni. Speriamo che questo soprassalto di credibilità non faccia da propellente alla loro più recente vergognosa campagna d’oscurantismo. E compiangiamo l’accademia della gelateria italiana, che da poco aveva inventato il gusto viagra e, come suggerisce Gianluca Nicoletti su La Stampa, dovrà ripiegare sul collaudato puffo.

Siccome moderno ed antico confliggono gagliardi come sempre – e dacché, col precedente link, siamo piombati nell’impero del Sol Levante – ci piace segnalare la stridente notizia del ritrovamento, dopo sessant’anni, d’un manipolo d’arzilli soldati giapponesi nella giungla filippina, in attesa d’ordini superiori. Ammesso che la notizia sia plausibile, mi chiedo: vabbè che i musi gialli sono aziendalisti all’osso ma, da loro, non c’è neppure il concetto d’età del congedo?

tra l'inutile e il martello

Da quattro giorni ho così tanto lavoro da non riuscire ad aprire un giornale. Trovo infine dieci minuti e m’accosto frastornato alla pila degli arretrati. Com’è naturale, pesco l’elemento più leggero: un supplemento marchettaro sugli orologi. Non che l’argomento m’interessi in sè, ma abbiamo già più volte dichiarato in giro da queste parti il fascino che c’ispirano tutte le passioni inutili ricche di portati tecnici.

Tra tourbillon, gran complicati, movimenti bivisibili, eccentricità, celebrazioni e pezzi unici, capito su un box dedicato alla Ulysse Nardin, “una delle poche marche che ancora oggi producono orologi da polso con automi. Come potete vedere sul sito, ne hanno dedicati a San Marco e Gengis Khan, ma il pezzo forte pare sia stato quello dedicato nel 2004 al circo, in cui “una scimmietta si dondola cercando di prendere le palle lanciate da un clown, i quarti d’ora vedono il domatore schioccare la frusta ed i minuti sono ritmati dalla zampa d’una tigre. Quando parte la suoneria, un orso fa una riverenza ad una ballerina”.

Ora, a me pare che siamo dalle parti del buongusto tipo nani da giardino, però anche nei paraggi del PIL annuale del Botswana per procurarsi l’ammennicolo. E, non so, sono senz’altro un vecchio barbogio moralista, ma le mani prudono e cercano un oggetto contundente.