problemi d’etichetta

A tavola non si legge. Almeno: io non leggo quando vi siedo con altri (da solo, spesso, sì). È un fatto di rispetto, è anche un’oasi di relax per lettori compulsivi come me. Ci sono però occasioni in cui derogo a questa regola: succede quando vi sono nuovi prodotti freschi di spesa, di cui studio le etichette. Oggi queste letture m’hanno fornito varie riflessioni.

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Cavoli a merenda

Leggere sui cereali da colazione “Cioccolato Belga e Nocciole”, dopo avermi fatto trasecolare per un secondo – chiedendomi che c’azzeccassse l’indivia col latte – m’ha confermato ch’è giusto levare i diritti civili a chi abusa di maiuscole. Almeno, dopo, voterebbero i migliori e potremo trasformare una volgare democrazia in un’oligarchia di sensibili.

L’importante è participiare

La bottiglia dell’olio, di marca buona tuttavia popolare in versione “classica”, promette un rassicurante ed innocuo: “sapore equilibrato”. C’è un che di coraggioso, in epoca d’olii “gentili”, “decisi”, comunque caratterizzati. L’olio ideale dell’elettore di Casini, però, assume un sapore sinistro solo s’intenda la caratteristica non come aggettivo ma come participio del verbo equilibrare. Ecco che l’immaginazione ci trasporta in un laboratorio d’aromatisti in camice bianco che le tentano tutte affinché olii spaiati finiscano per non saper di nulla in particolare, aggiungendo per sottrarre.

la musica è finita, gli amici se ne vanno

Chiusa l’Olimpiade, tante cose restano. Mi piace celebrare per prime quelle che abitano non solo nel ricordo. Privilegi da torinese. Mi godrò la nuova piazza. davanti allo Stadio dedicato alla mia squadra del cuore. oltre che titolato olimpico per sempre. Una piazza finora chiusa da barriere, tendoni e bigletterie; da oggi libera al passeggio. Andrò sotto il braciere, non lo smonteranno mica (almeno non subito). Poi potrò portare la famiglia a pattinare nel nuovo palaghiaccio comunale vicino casa mia, quello di corso Tazzoli usato per gli allenamenti. Vicino a casa mia stava anche la pista, gratuita, di Casa Olanda ma… – hai presente le Olimpiadi? – code, limitazioni, inviti…

Venendo ai ricordi, diamo la giusta precedenza allo sport. Amo la montagna vissuta, meno quella teletrasmessa: non ho visto molto. Ma serberò nel cuore la freschezza di Carolina Kostner che, intervistata dopo la culata, tranquilla e davvero sportiva nella sua mancanza di tensione, dice di un’esperienza che “metto in tasca e metto nel cuore”. Per fortuna esiste ancora la dimensione pulita dello sport, siccome a contraltare s’erge la brutta vicenda delle ragazze dello snowboard, che passerà alla storia come il giorno in cui il potere giudiziario ha deciso di portare l’attacco al cuore dello Stato, smantellando l’ultima autorità riconosciuta in Italia: quella del mister.

È lo sterco del diavolo che mangia lo sport da dentro: nell’Olimpiade Visa, in cui la carta Amex la puoi usare solo per farti una pippata, svetta il ricordo della guerra LG-Samsung, combattuta ad Oulx, per l’occasione provincia coreana. Mappa della copertura alla mano, l’azienda esclusa ha scovato un paesone libero da vincoli nel cuore della valle presidiata, pronta ha foderato Oulx di sei per tre. Sono seguite: minacce miliardarie dal top sponsor, squadre di sgherri che smontano i cartelloni, un sindaco che li denuncia ai Carabinieri. Un bel balletto sul ghiaccio tra i veri protagonisti dello sport di oggi.

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Ma lasciamoci dietro anche i brutti momenti, con un augurio. La foto che pubblico ora – e non prima, per amor di Patria – ritrae il Palazzo del Lavoro, di cui già parlai. Avevano immaginato di coprirlo (addirittura di pattinarci). Sarebbe stato meglio che vederne la ruggine campeggiare tra due emblematici monoliti celebrativi. Il capolavoro dell’architettura moderna, proprietà demaniale, è stato da poco (dicembre 2005) preso in carico dal Comune per gli usuali 99 anni d’usufrutto, grazie ad uno di quei colpi di mano che distinguono il Chiampa per il suo dirigismo blairiano. Siamo certi che il gioiello di Nervi splenderà, per il congresso mondiale degli architetti nel 2008.

 

il cielo su Torino

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Mentre cantava quel truzzo di Ricky Martin, venti minuti fa, fuochi e fasci di luce dietro il palazzaccio che oscura la vista. Con la mia macchinetta da zarro, incerto al freddo sul balcone. Avessi meno anni e famiglia e lavoro… uscirei per vedere quanto pompa la festa. Sono così orgoglioso!
Gli italiani? Una corte di cialtroni che volentieri balla musiche da froci. Perfetto, m’associo. Fa’ girare una fiaccola, va’.

tanto va la capra al lauro

Rubricaprina poesia: la rete vista dai sommi
Prima puntata

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Brucando brucando, la capra ha scovato i migliori versi dedicati alla Rete.

Ve li proponiamo coi nick che gli autori hanno scelto per questi tempi cillàut aìtek: a voi scoprire di chi si tratta.
È consentito chiedere l’aiutino nei commenti, ma uno lo diamo subito: i Master of Ceremony caprini sono in prevalenza italiani.

Fatti non foste a viver come bruti
ma per
clikkar virtute e canoscenza
Father Guelph MC

Solo e pensoso i più seriosi siti
vo mesurando a clicchi tardi e lenti
e gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio uman lo
schermo stampi
StoneArch MC

notte carne bianca olimpica

Ad Olimpia, provincia di Torino, abbiamo dimostrato di non essere i soliti stantii doveristi. Ci si diverte tutta notte, a casa nostra sappiamo fare e deliziare i turisti. A suo tempo unimmo la Patria, ora la onoriamo con usuale efficienza, inattesa passione, sfacciata bellezza. Ma…

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Ma questo è troppo! Non siamo mica polli: noi non vogliamo “esErcizzare” alcuna psicosi.