Ho appena finito di rivedere in tv il King Kong del ’76, dato in pastura per invitarci ad affollare i cinema per la nuova versione di Peter Jackson. Avendolo visto all’epoca in sala, ragazzino, non ricordavo che razza di serie H* mi sarebbbe toccato.
Credo che mia moglie volesse randellarmi, per i continui – e diseducativi per mio figlio – commenti liceali sui reiterati gemiti della florida Jessica Lange (in splendida forma non siliconica) o sulle impalpabili metafe sessuali (sfila il cavicchione, rimetti il cavicchione…). Ho raggiunto l’apoteosi con la scena del bagno nella cascata, sguaiandomi ad immaginare cosa facesse tanto gemere la bionda, mentre il ciccione col gilet di pelliccia l’asciugava con la fiatella che un simile elemento sarvatico deve ritrovarsi.
Eppoi l’insopportabile spocchia protoecologista di un Jeff Bridges incongruamente virtuoso (e non che non te lo do se vuoi la pelliccia). Che nostalgia dello scimmione morto di Ferreri…
Vabbè, poi è arrivata la scena finale sulle Torri Gemelle, ed una certa naturale inquietudine ha cominciato a far capolino nella mia cervice guasta. Mi sono ricordato che la sostituzione dell’Empire State Building – protagonista nel film originale del ’33 (ed ovviamente nel nuovo, riportato all’epoca) – con il complesso del WTC fu in fondo la vera molla del remake. Le Torri erano fresche di costruzione. Suppongo che, un giorno, nell’ufficio del produttore Dino De Laurentiis si sia svolta una riunione per proporre questa candidatura edilizia come un atout definitivo per il film.
Durante la scena uno degli elicotteri, che maldestramente sostituiscono i biplani restaurati nel recente tremake, si schianta sul fianco d’una torre. Ho immaginato un altro probabile dialogo. Si svolge in una grotta ma i protagonisti non sono quelli celebrati in questi giorni. Diciamo che si chiamano al e bin. Per ammazzare il tempo, guardano per l’ennesima volta una videocassetta.
Deve essere andata più o meno così:
bin – Sarebbe un bel casino, se un elicottero finisse davvero in uno di quei grattacieli.
al – Ma figurati, gli farebbe appena un buchetto.
bin – Ti sbagli, quella non è muratura: è ferro. Io me ne intendo.
al – D’accordo, ma un elicottero è troppo piccolo per far danni seri.
bin – Mmmh, forse hai ragione. Un aereo di linea però le farebbe venir giù.
al – Naah, non è possibile.
bin – Io invece ti dico di sì. Collasserebbero in un’ora. Scommettiamo?
al – Ci sto.
* La cinematografia di serie H, nella mia personale tassonomia, indica i film costosi e pretenziosi che non riescono però ad elevarsi nei paraggi del capolavoro commerciale né a sprofondare nella serie B, tanto amata dagli esangui e dai perversi (due aggettivi che descrivono il 90% dei cinefili, me incluso).